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Il Giornale dei Misteri è edito da I Libri del Casato
Redazione: via Casato di Sopra 19
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Il Giornale dei Misteri è l'unica rivista italiana di Parapsicologia
diffusa in edicola sul territorio nazionale
Ogni mese in edicola € 4,50
64 pagine illustrate
Abbonamento 12 numeri € 49,50
MEDIANITÀ
ESOTERISMO
SCIENZA E NATURA
SIMBOLISMO
ERMETISMO
CULTURA INSOLITA
LE STELLE NEL KARMA
UFOLOGIA
FANTASCIENZA
ANTICHE E NUOVE RELIGIONI
CIVILTÀ SCOMPARSE
ENIGMI DELLA STORIA
Fenomeni di pre-morte, telepatia, chiaroveggenza, bilocazione, psicobolia, telecinesi, pirobazia, psicofonia, xenoglossia, esperienze fuori dal corpo, poltergeist, ipnosi, sincronicità, alchimia, esoterismo, messaggi delle Guide, la scuola ermetica, misteri dell'universo, segreti della storia, fantascienza, presenze aliene, guaritori, simbolismo, popoli in via di estinzione, curiosità della Natura, grafologia, onomastica, segnalazioni librarie ed altro ancora.
Da gennaio 2007 la più bella storia italiana, il Cerchio Firenze 77: le vicende del famoso cerchio medianico nato a Firenze nel 1946, narrate momento per momento nel loro dipanarsi lungo un cammino ricco di scoperte, esperienze, conoscenze dei vari piani dell'esistenza, attraverso le amorevoli parole delle "Guide".
Da gennaio 2008 la nuova serie "Don Giuseppe: inviato speciale. Risposte di vita", a cura di Luciana Petruccelli. Un gruppo di amiche interroga per via medianica don Giuseppe Gervasini, detto "El Pret de Ratanà", il sacerdote lombardo vissuto tra il 1867 e il 1941. Personaggio eclettico, uomo di campagna, autore di numerose guarigioni e prodigi, in questo dialogo risponde a quesiti sui temi più importanti dell'esistenza, prima e dopo la morte.
Da marzo 2008 la serie curata da Vitaliano Bilotta, "Demofilo Fidani rivisitato: il channelling come mosaico evolutivo globale" sui sistemi di comunicazione medianica negli incontri del noto medium romano.
Da maggio 2009 la nuova rubrica curata da Susanna Rinaldi presenta il profilo karmico dei lettori che ne hanno fatto richiesta.
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Dal 1971 Il Giornale dei Misteri divulga la parapsicologia: dalle prime sperimentazioni agli eventi attuali nei vari aspetti della sua vasta fenomenologia. Nomi noti della scienza se ne occuparono fin dalla fine dell'Ottocento, applicando alla ricerca tutte le conoscenze acquisite nel loro percorso di studi: medici, fisici, psicoanalisti, psicologi, psichiatri, filosofi, docenti universitari ed anche Premi Nobel si interessarono a questo speciale settore, tra difficoltà e pregiudizi che ancora oggi persistono.
Gli autori del GdM sono ricercatori puri: psicologi, fisici, geologi, filosofi, teologi, molti dei quali membri di prestigiose Istituzioni nazionali ed internazionali del settore, autori di numerose pubblicazioni, insigniti di premi e riconoscimenti per l'attività svolta, citati negli Annali della parapsicologia.
L'approccio alla delicata e affascinante materia è cauto e rigoroso, ma i fenomeni descritti spesso suscitano emozione. Molti degli scritti pubblicati sul GdM traggono spunto sia da fatti registrati nella ricchissima casistica del secolo appena trascorso, sia dagli innumerevoli fenomeni contemporanei anche vissuti e raccontati dai nostri lettori. Ne risulta quindi un panorama ampio e realistico di tutti quei "fatti" spesso razionalmente inspiegabili, ma realmente verificatisi.
Molto vivo e intenso è il rapporto con i lettori, che trovano voce nella rubrica dedicata ai loro quesiti. Un percorso di conoscenza ed esplorazione che continua a ritmo crescente, come in un viaggio dove ci si trova continuamente a squarciare un velo per scoprire altre dimensioni, perché ciò che ancora non è spiegabile, esiste, purtuttavia. Una ricerca certamente affascinante nell'ambito della scienza di frontiera.
Gli autori del GdM
Vitaliano Bilotta
Solas Boncompagni
N. Michele Campanozzi
Giulio Caratelli
Massimo Centini
Centro Studi Ricerche Culturali di Prato
Fabio Dalmasso
Michele Dinicastro
Giorgio di Simone
Maria Luisa Felici
Alfredo Ferraro
Fabrizio Ferretti
Alessandra Filiaci
Luciano Gianfranceschi
Paola Giovetti
Alfredo Lissoni
Rosa Lucchi
Stefano Mayorca
Andrea Pasqualetti
Emmanuele Petrin
Luciana Petruccelli
Gian Filippo Pizzo
Susanna Rinaldi
Enrico Ruggini
Dario Spada
Massimo Valentini
Giuseppe Vatinno
Alcuni quesiti dei nostri lettori:
SEMPLICE MA COMPLICATA!
È necessario soffrire per aprire la porta della libertà e della gioia? O è sufficiente avere un atteggiamento positivo per determinare la qualità della nostra vita? Grazie.
Piero, Roma
Caro Piero, se prima non si comprende con la mente, è necessario soffrire, perché "la porta della libertà e della gioia", come tu dici, si apre con l'evoluzione. E il dolore è il carburante dell'evoluzione.
L'atteggiamento è realmente positivo quando è "intimamente" positivo. Fatta questa premessa necessaria, è proprio l'intima positività che crea la qualità della nostra vita. Un caro saluto.
Vitaliano Bilotta di Evolvenza
COSA ACCADE NELL'ATTESA
Ho letto da poco il libro di Ian Stevenson sui 20 casi a sostegno della reincarnazione, dove egli descrive i racconti di bambini e ragazzi che conservano ricordi e segni precisi di un'esistenza precedente, ed espone le minuziose indagini che ne hanno confermato la corrispondenza. Lo studioso spiega che può accadere che l'essere defunto debba aspettare del tempo prima di rientrare in un ventre materno per incarnarsi nuovamente in un nascituro. Non mi è molto chiaro questo concetto. Quando aspetta, dov'è? Cosa percepisce? Grazie.
Ludovico, Sulmona
Gentile lettore, non credo sia possibile dare una risposta certa alla sua domanda. Le informazioni che abbiamo su dove e come lo spirito trascorra il periodo fra la morte e una nuova incarnazione ci vengono da varie fonti: dalla mitologia, dal folclore, dalle religioni, dallo spiritualismo, e più recentemente dalla psichiatria e dalla neurologia, ma tutte fonti incontrollabili secondo i metodi dell'indagine scientifica. Perciò, sia che si ricorra ai testi arcaici, sia che ci si affidi ai più recenti metodi di analisi, non si arriverà mai a conoscere con certezza ciò che avviene tra le due antitesi più misteriose: la vita e la morte. Fin dall'inizio della sua avventura terrena l'uomo ha cercato di affrontare il problema angoscioso della morte e del suo transito verso universi sconosciuti. La letteratura che tratta questo argomento è imponente. Il documento più antico è Il libro egiziano dei morti, una raccolta di formule magiche che servivano ad aiutare l'anima del defunto nel suo viaggio nell'aldilà. Un altro testo, molto più organico e propedeutico, è il Bardo Thödol, più noto come Il libro tibetano dei morti, ossia il "Libro della salvazione dell'esistenza intermedia", (in tibetano bar-do significa appunto "stadio intermedio"), che illustra le esperienze che lo spirito deve affrontare nel periodo tra la morte e la rinascita. È l'opera di maggior rilievo che descrive quel particolare periodo e ha incontrato un grande favore fra gli studiosi per la sua profondità psicologica. Secondo il Bardo Thödol, che può essere considerato un grande inno di gioia, morire è nascere alla luce, non sprofondare nel buio. Altre conoscenze ci vengono dalle Guide dei tanti cerchi medianici che hanno descritto diffusamente come si svolge la vita di uno spirito fra la morte e una nuova incarnazione. Quando uno spirito lascia il corpo entra in uno stato al di fuori del tempo e dello spazio e intraprende un percorso evolutivo, al cui termine sceglierà le esperienze che vorrà affrontare in una nuova vita. Le tappe, molto simili in tutte le descrizioni, sono: il passaggio attraverso un tunnel, l'incontro con i propri cari ed amici defunti, una visione panoramica e velocissima della vita trascorsa, che permette di valutare i pregi e i difetti degli atti compiuti, e infine un periodo di sonno, definito a volte ristoratore, a volte riparatore. Al risveglio ci sono il rammarico e il pentimento per gli errori commessi. Si badi bene: non si parla mai di peccati, ma di errori. Ci sarà poi la preparazione, da parte di spiriti già avanzati, ai compiti che l'entità dovrà svolgere in aiuto dei viventi o per altri scopi, fino a una nuova nascita. Questo, in sintesi, quanto è stato spiegato dalle Guide. È interessante constatare che anche le descrizioni fatte da pazienti usciti da uno stato di NDE (Near death experience = esperienza in stato di premorte), raccolte da neurologi e psichiatri, sono molto simili a quelle dell'inizio del viaggio più sopra descritto. I racconti di ciò che vedono e provano gli individui durante un arresto cardiaco, un infarto, o un coma temporaneo, sono stati preziosi per capire che cosa si sperimenta durante il processo del morire. Il primo ad aver dato credito ai racconti dei pazienti è stato il medico e psichiatra Raymond Moody, che li ha riportati nel libro La vita oltre la vita, pubblicato nel 1975, seguito da molte altre pubblicazioni, sia sue sia di altri medici. Ecco in breve la descrizione fatta da una paziente che aveva avuto un arresto cardiaco nel corso di un'operazione: la persona si è sentita fluttuare al di sopra del proprio corpo e ha guardato dall'alto ciò che stava accadendo. Ha visto i medici che cercavano di rianimarla e gli infermieri che aiutavano. Ha gridato, ma si è accorta che non la udivano, ha cercato di attirare la loro attenzione, ma nessuno la guardava, allora li ha toccati, ma le sue mani passavano attraverso i loro corpi. A quel punto si è arresa, si è abbandonata e la paura si è trasformata in beatitudine. Non provava più sofferenza fisica ed era invasa da un senso di pace. Ha detto di essersi trovata poi all'ingresso di un tunnel (alcuni si sono trovati di fronte a una porta e altri ancora a una scalinata) e, dopo avere attraversato uno spazio buio, è entrata in una luce splendente. Il viaggio attraverso il tunnel è un percorso ricorrente: Hieronymus Bosch nel dipinto "Visioni dell'aldilà-L'Ascesa all'Empireo", ha dipinto proprio una figura che si inoltra in un tunnel. Una volta superato il tunnel, tutti riferiscono d'avere incontrato degli "esseri" che splendono di una stupenda luce e di essersi sentiti inondati d'amore. Molti raccontano di avere incontrato parenti e amici già deceduti, e di avere comunicato con loro telepaticamente. Tutti dicono di aver desiderato di restare per sempre in quel luogo, ma l'Essere luminoso, dopo averli invitati a riesaminare la loro vita, fa comprendere che devono rientrare nel proprio corpo. Altre informazioni ci vengono da medici ipnologi. Proprio uno di loro, Joel Whitton, ha riportato in Vita tra le Vite (Joel L. Whitton e Joe Fisher, Armenia, Milano 1988), un episodio veramente singolare. Mentre stava sottoponendo a una regressione ipnotica una paziente di nome Martha, sbagliò il comando, e invece di dirle di passare alla sua vita precedente, le chiese: "Passa alla tua vita prima di essere Martha e dimmi cosa vedi". Trascorsero alcuni minuti, poi Martha disse con voce flebile: "Sono in cielo, è mattino, e sto guardando i campi dall'alto". Stupito, il dottor Whitton chiese: "Cosa stai facendo lì per aria?". "Sto aspettando di nascere e osservo quello che fa mia madre". "Dov'è tua madre?". "È alla pompa e non riesce a riempire il secchio perché io peso; vorrei dirle di stare attenta per amor suo e anche per il mio". "Come ti chiami?". "Non lo so: non ho ancora un nome". Insomma, con la sua imprecisione verbale Whitton era entrato nel periodo fra un'incarnazione e l'altra: era entrato in un'intervita, era andato a dare uno sguardo nel bardo dei tibetani. Vale la pena di riportare le risposte avute da uno dei trenta pazienti che, in seguito, il dottor Whitton fece entrare nell'intervita. "Non mi sono mai sentito così bene: è un'estasi celestiale. Sono avvolto da una fulgida luce. Non ho un corpo come sulla terra: ho un corpo immateriale e non cammino sulla terra. Qui non vi è né terreno né cielo: non vi sono confini, tutto è aperto. Sono qui con altri e comunichiamo senza parlare e ascoltare (…) L'Io non può morire quando il corpo muore. In ogni essere è nascosto l'atma, lo Spirito. L'Io è più piccolo del più minuscolo atomo e più grande del più vasto spazio". Se questo racconto è vero, non c'è dubbio che la vera vita inizia dopo la morte.
Luciana Petruccelli
UN CASO DI TELEPATIA
Vorrei esporre un fatto sconcertante accadutomi poco tempo fa. Sono laureata in Sociologia ed in Scienze dell'educazione e, quando posso, presto volontariato in un reparto di pediatria attivando l'art therapy. Mi è capitato di parlare con una bimba di circa sei anni ricoverata per una grave forma di diabete. Questa bambina era molto chiusa e non comunicava praticamente con nessuno se non con la madre, anche se non le era stata diagnosticata una forma di autismo. Quando ho cominciato a proporle di fare qualche disegno, questa piccola ha chiaramente tracciato la figura di una bambina e di un gatto. Le ho poi chiesto che nome avrebbe voluto dare a queste due figure e lei, senza indugio, ha scritto "Lucia" sotto la figura della bambina e "Ugo" sotto quella del gatto. A questo punto sono sbiancata, quasi con un senso di lipotimia, poiché Lucia è il nome di una mia carissima ed intima amica che ho seguito in una lunga malattia neoplastica che ha segnato la sua fine l'anno scorso e Ugo era il suo affettuoso gatto, anche lui scomparso. Da quel momento la bambina è divenuta totalmente socievole, nonostante le continue indagini diagnostiche cui era sottoposta. Coincidenza strana, anche perché minimamente pensavo in quel momento a Lucia o a Ugo… Voi che ne pensate?
F. G., Cesenatico
Gentilissima lettrice, limitandomi strettamente a quanto descritto e quindi al solo fatto in questione, coinvolgente Lei e una bambina in delicate condizioni di salute, sembra apparire evidente che si tratta presumibilmente di un considerevole caso di telepatia, un attendibile fenomeno straordinario trattato da una vasta letteratura, e di cui oramai si conoscono varie caratteristiche fondamentali e che coinvolge anche i soggetti in giovane età, pure se, in fondo, rimane sotto molti aspetti abbastanza complicato e misterioso, pur apparendo in qualche maniera "semplice" al senso comune.
A favore della spiegazione telepatica e contro l'eventualità (sempre da tenere presente) di una coincidenza fortuita, vi è la circostanza che tra voi due si era instaurato un certo utile "rapporto" - una delle condizioni essenziali per l'occorrenza improvvisa di tal genere di manifestazioni insolite - e il fatto incontestabile che, dopo aver disegnato la figura di una bambina e quella di un gatto, la bambina ha indicato senza esitazione di sorta due precisi nomi per ognuna di esse (pertanto rimane improbabile la possibilità del caso) che corrispondono a due figure per Lei, lettrice del GdM, molto significative e in qualche modo costantemente e probabilmente collegate a profonde emozioni. Riguardo al fatto che, in quel preciso momento, Lei non pensasse assolutamente a Lucia e al gatto Ugo non appare affatto strana, in quanto il fenomeno telepatico, di diretto contatto "intermentale" tra due (o talvolta anche più) individualità, al di fuori delle normali e conosciute possibilità sensoriali, non presuppone affatto che la persona (spesso definita come "agente") abbia il desiderio, la volontà, la spinta interiore e/o la consapevolezza di comunicare/trasmettere qualcosa per vie paranormali. Anzi, appare plausibile che la parte veramente "attiva" del fenomeno possa anche essere svolta dal cosiddetto "percipiente", che in qualche modo e per qualche motivazione profonda (e senza alcuna volontà e desiderio di farlo) "ricava" per vie insolite talune particolari informazioni dall'altrui mente. Forse per quanto riguarda la telepatia, e attendiamo certamente di saperne di più sugli intimi meccanismi e significati, non si "trasmette" proprio nulla nel senso stretto del termine e rimane il problema di conoscere tutte le eterogenee condizioni che - a un certo punto - provocano il suo determinarsi, quel diretto "contatto" tra le singole menti. Forse, in quel dato e preciso momento dell'evidenziarsi del fenomeno, non vi sono affatto "trasmissioni" o "ricezioni" di contenuti ma solo parziali e suggestive (e sempre straordinarie) "fusioni" di individualità.
Giulio Caratelli
MATERIA RAREFATTA
Egregio dottor Bilotta, ho sentito molto parlare di mondo astrale, ma vorrei saperne di più. Cos'è? Grazie.
Ilaria, lettera pervenuta via e-mail
Cara Ilaria, il mondo astrale, così chiamato perché è composto di materia astrale, compone anche il tuo corpo astrale, che non è lontano da te ma in te. Cos'è questo corpo? è i tuoi desideri, le tue emozioni, le tue sensazioni. Quando tu assapori il profumo di un fiore, è la materia di cui è costituito il tuo corpo astrale che vibra, materia che è molto più rarefatta della materia fisica. La sensazione di benessere che provi non è data dal tuo olfatto, ma da come il tuo corpo astrale interpreta il messaggio che il tuo olfatto gli invia. Un caro saluto.
Vitaliano Bilotta di Evolvenza
INDIVIDUALITÀ DELLO SPIRITO
Sono un assiduo lettore del GdM. Vorrei esporre un quesito: nelle sedute medianiche a volte si presentano entità che hanno vissuto molto tempo addietro. Ora mi chiedo: se questo spirito si è reincarnato, cosa rimane nell'aldilà che lo qualifica e si fa riconoscere per quella persona vissuta secoli prima? Ringrazio e invio i miei migliori auguri per il Vostro lavoro
Giuseppe Gay, Torino
Gentile signor Gay, se ho bene interpretato la sua domanda, lei vuole sapere se le entità di individui vissuti molti secoli addietro possano essere ancora ricordate e riconosciute dopo aver lasciato la dimensione spirituale ed essersi reincarnate per ritornare nel mondo fisico. Quando uno spirito si incarna, si trasferisce integralmente in un corpo e non lascia nulla del suo patrimonio spirituale nell'altra dimensione, ma non per questo perde la sua identità o, per essere più esatti, la sua individualità. Infatti, secondo le dottrine dello spiritismo e dell'occultismo, ogni uomo possiede uno spirito - il suo vero e autentico principio eterno - dotato di un'individualità che lo accompagna in tutte le sue tante incarnazioni, individualità che non affiora direttamente alla coscienza dell'individuo durante la vita fisica, sebbene tenti di guidare ogni sua attività, perché rimane oscurata dalla personalità che appartiene all'anima, principio informatore del corpo fisico. Tuttavia, a differenza dell'anima, che si dissolve con gli altri corpi sottili alla morte del corpo fisico, l'individualità accompagna lo spirito in tutte le sue incarnazioni, sempre più arricchita, vita dopo vita, dalle conoscenze acquisite affrontando e superando nuove esperienze. Quindi lo spirito, pur viaggiando fra l'una e l'altra dimensione, mantiene sempre la sua identità ed è sempre riconoscibile.
Luciana Petruccelli
COSTELLAZIONI FAMILIARI
Sono un incallito lettore del GdM da diversi anni, e vorrei conoscere la vostra opinione in merito ad alcune discipline New Age di questi ultimi tempi, come Le costellazioni familiari, il theta healing ed altre. Grazie
Giuseppe, Molfetta (BA)
Gentile Giuseppe, la redazione del GdM, sapendo che mi occupo personalmente di Costellazioni Familiari, mi ha chiesto di rispondere alla sua domanda. Purtroppo posso approfondire solo il tema delle Costellazioni perché non conosco le altre discipline che lei cita, così come non sono pratico della New Age. Parlando in generale, ritengo che il fiorire di tutte queste discipline e il movimento New Age stiano a testimoniare un bisogno assai diffuso di trovare risposte nuove a domande ed esigenze antiche, che le vecchie scuole di pensiero, le religioni istituzionali, le filosofie, non hanno fino ad oggi potuto soddisfare pienamente. Si tratta di aprirsi ad aree della ricerca spirituale e della introspezione che fino a qualche anno fa non sono state praticate in modo così diffuso come avviene oggi. Inoltre, in particolare negli ultimi decenni, il progresso scientifico ha determinato nelle nostre vite una spinta evolutiva notevole, i nostri apparati neurali hanno dovuto misurarsi con un'accelerazione inusitata delle esperienze incontrate e vissute, e questo ha determinato da un lato una conoscenza del mondo e dei suoi fenomeni, seppure allargata, alquanto superficiale; dall'altro lato una nuova capacità mentale, legata proprio alla enorme quantità di dati e di stimoli che ci vengono proposti e alla velocità dei cambiamenti alla quale siamo, ahinoi, sottoposti. E a "menti nuove", che funzionano anche strutturalmente in modo diverso, devono corrispondere necessariamente risposte nuove, adatte a uomini che vivono in questa civiltà caratterizzata dalla rapidità e dalla esuberante quantità. Ecco, credo che la New Age rappresenti anche (ma non solo!) un tentativo di dare risposte a questo uomo nuovo del terzo millennio. E naturalmente, quando si aprono nuovi fronti di ricerca che riguardano più la dimensione interiore che quella esteriore dell'uomo, sorgono sia opportunità di maturazione e crescita reali, e sia occasioni di profitto o addirittura di lucro per chi abbia una visione più economica che spirituale della vita. Rispetto a questo argomento, una regola che mi guida nell'orientare le mie scelte è che quando c'è un intento realmente spirituale, il denaro ha sempre un rilievo minoritario, e le richieste economiche non dovrebbero mai essere spropositate. Ma vengo al tema che invece conosco. Quello che in poche righe le posso scrivere è che le Costellazioni Familiari non hanno niente a che vedere con il movimento New Age. Si tratta piuttosto di una metodica di lavoro che interviene sul sistema famiglia, sulle relazioni interpersonali, sui retti rapporti all'interno dei nuclei familiari, sui codici per lo più inconsci che orientano molti dei nostri comportamenti nella vita. Siamo in un'area più psicologica, infatti la gran parte dei conduttori di seminari e corsi di Costellazioni Familiari sono psicologi o psicoterapeuti, o hanno comunque una formazione psicologica solida; questo anche se le aree di applicazione di questo metodo di lavoro si trovano ad un livello più profondo di quello fino ad ora indagato dalle scuole psicologiche tradizionali. Tant'è vero che è in essere una controversia che divide il mondo della psicologia sulle Costellazioni, ritenute da alcuni un metodo psicoterapeutico, e da altri una metodica che esula dal campo della psicologia ortodossa. Il tema è assai vasto, e sicuramente, semplicemente digitando "costellazioni" su un motore di ricerca potrà reperire moltissime informazioni in merito. Se poi lei non è un frequentatore del web, allora in libreria potrà trovare svariate pubblicazioni sull'argomento, quasi tutte a carattere divulgativo e quindi accessibili anche a chi è digiuno della materia. Potrei suggerire il libro di Bertold Ulsamer Senza radici non si vola. Cordiali saluti
Enrico Ruggini
A CHE PRO?
Leggo e rileggo i libri del Cerchio Firenze 77, di Vitaliano Bilotta, ecc., ma alla fine c'è sempre qualcosa che non mi "quadra": il dolore. Dicono i maestri (molto semplificando e banalizzando) che il dolore ci smuove dalle cristallizzazioni, che si tratta del karma ecc. Sto frequentando in questo periodo una Casa di Riposo dove è ricoverata mia suocera, e vedo dei poveri vecchi ridotti ad un mucchietto di ossa, immobili in un letto, alimentati con sondini, accuditi in tutto e per tutto, e sono lì da anni. Non si tratta di malati terminali, sono solo vecchi condannati a finire lentamente in questo stato di cui non sono certa siano coscienti. Allora mi chiedo: è il corpo fisico che deve per forza invecchiare e finire così? Oppure forse una volta si lasciavano morire i vecchi più naturalmente, mentre oggi si cerca di tenerli in vita con la tecnologia medica forse per sostenere le strutture specializzate? Sono forse veramente molto indietro nel comprendere la vita e chissà allora quante altre volte dovrò tornare sulla terra. Ma tutto ciò serve a qualcosa?
Alessandra, Bologna
Cara Alessandra, io non credo che, chi vedo vegetare, non viva. Credo invece che viva a cavallo di due piani di esistenza, il piano fisico, dove io ancora lo vedo, e il piano astrale, dove io non lo vedo. I vecchi di cui tu parli sperimentano proprio questa situazione che, se è creata dalla legge d'evoluzione, deve essere rispettata. È una situazione molto simile a chi è in coma. Per me, perciò, il provocarne la morte è un creare attrito con la legge. E se la scienza mi permette di continuare a tenere il vecchio o il malato in quello stato di coscienza, mi servo di tutta la scienza possibile, come me ne servo egoisticamente per un trapianto. Se tu vedi una persona che dorme e che sogna, siccome a te sembra che vegeti soltanto, la uccideresti? No, perché il sonno serve a quella creatura per sognare.
Un profondo saluto.
Vitaliano Bilotta di Evolvenza
NESSUNO SOFFRE "A CASO"
Vi scrivo spinto dalla disperazione nel cercare di dare un senso ad eventi che forse non lo hanno. Da alcuni anni visito i siti che trattano di medianità sul web e leggo un po' di tutto sul tema. Pratico inoltre la meditazione, specialmente la tecnica del respiro dell'infinito, che mi ha donato un po' di pace interiore. Nel 2006 ebbi un pensiero - "e se rimarrai senza soldi..." - e da allora è iniziato il mio disastro finanziario (sono un piccolo operatore di borsa). Poi macigni di dolore: prima mia sorella, già sofferente di psicosi, ha cominciato a stare sempre peggio, poi mia madre con la demenza senile ed infine la morte di mio fratello a soli quarantacinque anni che ha lasciato tre ragazzine. Un dolore troppo grande. Non capisco perché io abbia superato l'infarto e mio fratello ne sia rimasto vittima. Non riesco a dare un significato a questo immenso dolore. Potete aiutarmi?
Rocco, Napoli
Caro Rocco, scusaci, ma noi crediamo che nella struttura matematica della realtà nessuno soffra ingiustamente. Tu adesso, come Rocco, hai subito "grappoli" di dolori, ma il tuo vero essere, cioè la tua coscienza, di questo aveva bisogno per avanzare. Ecco il significato che le Guide danno a tutto il dolore e quindi anche al tuo. Scusaci se non ti abbiamo aiutato come ti aspettavi. Ma non è un aiuto sapere che il dolore è il propellente dell'evoluzione e che nessuno soffre "a caso"? Quando il dolore cessa di soffiare, allora è il momento della meditazione, che tu già pratichi. Ti suggeriamo quindi di meditare sul perché del tuo dolore, perché ogni effetto ha la sua causa. Infine ricorda: la pace dipende sempre dall'accettazione del dolore. Un profondo saluto
Vitaliano Bilotta di Evolvenza
FACOLTÀ PARANORMALI?
Mi rivolgo a voi su consiglio di Paola Giovetti, alla quale esposi in una lettera il mio problema di sentirmi sola perché nessuno dei miei conoscenti poteva condividere con me l'interesse verso il paranormale, la campagna e la musica new age. Mi sono avvicinata alla lettura del GdM e di libri sui temi del paranormale dopo che mi sono accadute strane cose che però accetto senza impaurirmi: fenomeni di telepatia, interruttori che "saltavano" oppure oggetti di vetro che si rompevano senza che nessuno li toccasse. Una volta sentii un forte odore di "Violetta di Parma", il profumo che mia madre usava in vita, poi andai in camera di mio figlio e lo brontolai con una voce che non era la mia, ma molto cavernosa e alterata. Spesso penso ad una frase e l'ultima parola di questa viene in quel momento pronunciata in televisione. Ancora, mi capita di pensare ad una cosa e, accendendo la radio o la televisione, ascolto una frase molto attinente al mio pensiero, quasi una risposta. Vorrei sapere se posso essere oggetto di studio. Grazie
Paola, provincia di Siena
Gentilissima signora Paola, ho letto con attenzione quanto ha scritto. Dall'insieme emerge che Lei è una persona molto sensibile e, forse senza saperlo, anche ben dotata di diversi doni: facoltà telepatiche, capacità psicocinetiche (possibilità di influire in qualche modo sulla materia), segni di medianità (alterazione nel timbro di voce) e presenza di elementi sincronici (pensiero che viene ripetuto attraverso la tv). Certamente Lei sarebbe un soggetto da studiare. Comunque fa bene a non spaventarsi di niente, anche se avrebbe bisogno di conoscere la Sua interiorità in maniera più approfondita allo scopo di valorizzare a fini benefici queste Sue indubbie qualità. Cordialmente
N. Michele Campanozzi
LA MIA CAREZZA
Sono una casalinga di oltre settant'anni e vorrei sottoporre ad Evolvenza un fenomeno che mi è accaduto negli anni scorsi. Durante la visita a casa di parenti o amiche che erano in punto di morte, mi sono permessa di accarezzare con la mano i loro volti e subito dopo queste persone sono decedute! Il fenomeno si è ripetuto per ben sette volte! È possibile avere una spiegazione di ciò che mi accade? Grazie
Maria, Taranto
Cara Maria, per quello che finora abbiamo capito dell'insegnamento, il momento della morte è fisso ed è stabilito non dal morituro ma dall'individualità.
Per noi non è credibile, allora, che con la tua carezza tu abbia accelerato la morte di qualcuno. Sono coincidenze. Crediamo invece che tu abbia avuto uno "scatto di sentire" ogni volta che hai deciso di assistere un morente.
Vitaliano Bilotta di Evolvenza
DELITTI NECESSARI
A proposito della recente uccisione della ragazza marocchina per mano del padre, vorrei chiedere a Evolvenza: può una religione consentire l'omicidio? O non sono piuttosto l'ignoranza o il pregiudizio a dettare i nostri peggiori comportamenti?
Adriana, Roma
Cara Adriana, la nostra religione ha concepito le Crociate, perché in quel tempo credeva di essere la sola a rappresentare Dio. Poi è cresciuta. La religione islamica, che si è avverata molto dopo la nostra, crede ancora di essere l'unica a rappresentare Dio. Deve crescere. E come? Con questi delitti, che per noi sono osceni, ma che per la legge d'evoluzione sono necessari.
Vitaliano Bilotta di Evolvenza
NUMERI CHIAVE
Richiedo una vostra indagine sulla "Corrente 93" introdotta dal noto occultista inglese Aleister Crowley. Com'è noto, il numero 93, secondo la cabala greca, è il risultato della somma dei valori numerici delle lettere che compongono la parola Thelema (volontà) e Agapè (Amore). Ma qual è il significato profondo di questo flusso di energia o corrente stellare? Grazie e saluti
Black Eagle, Firenze
Crowley (vero nome: Edward Alexander Crowley), personaggio enigmatico, in alcuni casi eccessivamente sottovalutato e per altri versi eccessivamente sopravvalutato e mitizzato, nacque a Leamington (Inghilterra) il 12 ottobre del 1875. La dottrina crowleiana è particolarmente complessa e di non facile esplicazione, tuttavia possiamo affermare che l'aspetto maggiormente significativo era legato al contatto con il Santo Angelo Custode, il quale non va confuso con la concezione di ordine cristiano e con elementi mistici totalmente avulsi dal percorso della Grande Bestia, come Crowley amava farsi chiamare. Questo occultista carismatico, colto, geniale e istrionico, scrisse diverse opere di carattere sapienziale, tra queste ricordiamo il celebre Libro della Legge che, a quanto pare, fu ricevuto e trascritto dal mago nel 1904, al Cairo, al termine di una evocazione. Nel corso del rituale si presentò a lui una misteriosa entità - un'intelligenza di ordine extraterrestre, secondo alcuni - denominata Aiwass. I numeri chiave collegati al Libro della Legge e, di conseguenza ad Aiwass, erano il 93, il 418, il 666 e il 718. Soffermiamoci sul 93, quello a cui siamo interessati, allo scopo di rendere questa breve disamina esaustiva. Il 93 è il numero delle parole greche Thelema (volontà) e Agapè (amore): amore sotto il dominio della volontà, come scriveva lo stesso Crowley. È interessante notare a riguardo, che il nome Aiwass cela e racchiude valenze occulte, una formula magica intimante connessa con una corrente magnetica e trasmutante. Alcune varianti di questo nome danno vita a particolari mutazioni di ordine cabalistico. In effetti, quando esso diviene Aiwaz, concreta il numero 93, mentre come Aiwass produce il numero 418 (legato anche ad Abrahadabra, formula suprema dell'amore sotto il dominio della volontà). Tale carme incarna tra l'altro l'archetipo della Coscienza cosmica. I numeri 93 e 418, quindi, rappresentano un duplice aspetto: Funzione, Principio, riconducibile all'applicazione dinamica di una corrente che ispirò il culto di Shaitan-Aiwass, che Crowley voleva riattivare e vitalizzare. Non a caso, il sapiente definiva Aiwaz (l'altra parte di Aiwass) come: "Il vero e più antico nome del Dio degli Yezidi, rimontando così alla più lontana Antichità". La divinità citata da Crowley si collocava all'interno della Tradizione Sumera. L'intera genealogia conduce alle radici del Culto-Stellare Draconiano presieduto dal dio egizio Set (colui che divora la luce) che ebbe inizio nell'Africa dei primordi, strettamente correlato al n. 93. Set, come è noto, era il principio umbratile che si opponeva a Osiride, principio solare e luminoso. L'ombra che cerca di ghermire la luce. Ma questa è un'altra storia.
Stefano Mayorca
A CIASCUNO IL SUO "PACCHETTO"
Vorrei farvi una domanda che mi pongo spesso: perché ad alcuni esseri umani è riservata una certa sorte, come quella recentemente toccata ai soldati italiani morti a Kabul e ad altri no, pur avendo scelto parimenti una professione rischiosa? Forse è una domanda ingenua, tuttavia mi farebbe piacere una risposta che non mi so dare.
Rossana, Roma
Cara Rossana, secondo noi non esistono domande ingenue, ma domande che premono sulla coscienza di chi le fa e sono perciò le più utili per lui. Se assomigliamo la vita di ognuno ad un "pacchetto" evolutivo, come si direbbe con il linguaggio informatico, è facile intuire che ogni "pacchetto" ha le sue caratteristiche che terminano quando la morte è prevista dal "pacchetto". Perché allora a Kabul sono morti quei militi e gli altri no? Proprio perché ogni individuo vive il suo "pacchetto", che è diverso per ognuno, soprattutto per quanto riguarda il momento della morte. Per non aggravare la risposta, non ti diremo che il momento della morte è stabilito dall'individualità cui l'individuo appartiene e non dall'individuo. Aggiungeremo solo, come avrai già capito, che anche il momento della morte ubbidisce a una giustizia perfetta. Un profondo saluto
Vitaliano Bilotta di Evolvenza
UNA MEDIUM SCOMODA
Recentemente un conoscente, ben sapendo del mio interesse per la ricerca di confine, mi ha comunicato una notizia cui stento a credere. Mi ha detto, infatti, che in Gran Bretagna nel 1944 la medium Victoria Helen Duncan fu condannata per stregoneria e dovette scontare ben sei mesi di carcere! Alla mia manifesta incredulità riguardo alla possibilità che in pieno Ventesimo secolo ed in una grande nazione democratica si sia potuto arrivare a questo, il mio interlocutore si è detto sicuro della veridicità della notizia ed ha aggiunto che soltanto un decennio fa la povera signora Duncan è stata ufficialmente riabilitata. Potete aiutarmi a conoscere qual è la verità in tutta questa vicenda? Vi ringrazio
Maurizio Monzali, Borgo San Lorenzo (FI)
Gentile lettore, la vicenda di Helen Duncan raccontatale dal suo conoscente è vera: questa medium scozzese, nata a Callander il 25 novembre 1897, nel 1944 venne condannata a nove mesi di reclusione in base al Witchcraft Act, una legge contro la stregoneria approvata nel 1735. Per comprendere meglio gli aspetti di questa singolare vicenda, occorre collocare i fatti nella loro cornice storica. Nel novembre del 1941 la corazzata inglese HMS Barham è colpita da tre siluri lanciati da un U-Boot tedesco: la nave inglese affonda e per gli 861 marinai non c'è più nulla da fare. La notizia del tragico affondamento viene tenuta segreta dal governo e dalla Marina militare inglese (definita al tempo l'"arma silenziosa", per la riservatezza e la segretezza del suo operato): la popolazione è già segnata dai feroci bombardamenti che colpiscono Londra, e la morte di 861 marinai potrebbe demoralizzare ulteriormente il fronte interno, se non, addirittura, creare forti tensioni sociali. La madre di un disperso, però, decide di rivolgersi a Helen Duncan per avere notizie di suo figlio. La Duncan è un personaggio piuttosto noto in Inghilterra: dopo aver operato come chiaroveggente, acquista una certa fama grazie alla sedute spiritiche durante le quali, in trance, evoca gli spiriti di morti recenti, materializzandoli in ectoplasmi in grado di comunicare con i vivi. Durante una seduta, quindi, la Duncan materializza il corpo del marinaio caduto in battaglia: in breve tempo la notizia dell'affondamento si diffonde ovunque e i servizi segreti della Royal Navy decidono di intervenire. Fervono i preparativi per lo sbarco in Normandia e si teme che i poteri della medium possano svelare alcuni segreti sull'operazione. Il 19 gennaio 1944 Helen Duncan viene arrestata e mandata sotto processo: nel disperato tentativo di trovare un'accusa che possa mettere a tacere la donna, si rispolvera il Witchcraft Act, una legge varata nel 1735 che, in realtà, doveva punire chi fingeva di avere poteri soprannaturali, ma che viene usata in questo caso per condannare la donna a nove mesi di reclusione. Rilasciata nel 1945, nel 1956 è ancora una volta arrestata in base alla nuova legge contro i medium imbroglioni, il Fraudolent Medium Act del 1951. Helen Duncan muore nello stesso anno. Con la sua scomparsa inizia a diffondersi la richiesta di riabilitare la memoria della donna: la nipote di Helen Duncan, Mary Martin, chiede più volte il perdono della nonna attraverso petizioni e appelli, ed il governo di Tony Blair assicura di essere intenzionato a rivedere il processo. Lo scorso anno la nipote di Helen Duncan si è rivolta anche al parlamento di Edinburgo, visto che sua nonna era scozzese, ma per il momento non si hanno notizie sulla sua ufficiale riabilitazione. Helen Duncan non fu l'ultima a subire la condanna in base al Witchcraft Act: nel settembre 1944 anche Jane Rebecca Yorke subì la stessa sorte e fu l'ultima donna ad essere condannata per stregoneria.
Fabio Dalmasso
EVENTI ALL'ORIZZONTE
Gentile Susanna Rinaldi, ho letto tempo fa, per caso, che nel 2010 Plutone in Capricorno avrà inquadratura al quarto grado. Questo fatto potrebbe essere collegato ad avvenimenti importanti ed eclatanti per l'umanità. Lei che studia le stelle, cosa ne pensa?
Carmela, Torino
Il quesito che pone la nostra amica lettrice Carmela, e a cui cercherò di dare la mia personale interpretazione, è di forte importanza, dato che gli eventi che si verificheranno saranno inseriti nell'ottica di tendenze che sono solo all'inizio e che esprimeranno nel tempo i loro effetti, conducendoci anche all'allineamento planetario del 2012. Il prossimo anno Plutone riceverà le quadrature (per i non esperti, la quadratura è un aspetto planetario in cui i pianeti sono distanti tra loro 90° angolari, e tale aspetto è considerato negativo) da Giove, da Saturno e da Urano, che si faranno sentire in vari mesi dell'anno, e, nella piena estate, anche da Venere e da Marte in contemporanea, rendendo il panorama mondiale denso di tensione. In particolare ritengo che ci possa essere un vero e proprio tentativo di prendere in mano con la forza certe situazioni in cui la diplomazia non è riuscita a trovare soluzioni. Ovviamente ogni Paese ha la sua data di nascita, in base alla quale può partecipare più o meno, in maniera attiva o passiva, a dette circostanze. Potremo essere spettatori - ma anche attori, forse pervasi da reazioni irrazionali - di un processo di ribaltamento di certe geografie politiche da tempo esistenti. Una funzione "detonante" può provenire dal mondo femminile, che consentirà a potenze sotterranee di venire alla luce sostenute dalle masse. Sul lato della salute mondiale, non escluderei l'arrivo di nuovi virus capaci di trasmettersi per via aerea, che possono colpire la riproduzione. Ritengo però che la collaborazione internazionale, che in un primo momento può risultare isolata e spiazzata e quindi inoperante, riuscirà poi a contenere le problematiche, ed a rafforzarsi insieme per il superamento delle medesime.
Susanna Rinaldi
IL CANTO DELLA VITA
Vorrei fare una domanda a Evolvenza: "La vita nel suo manifestarsi si rivela a noi con fatti, eventi, accadimenti che se sottilmente compresi rivelano veramente il "Canto della Vita" all'essere umano. Cosa ci proibisce questa conoscenza, cosa ci impedisce di comprendere la vita nel suo svelarsi giorno dopo giorno? Qual è quel velo che ci toglie la visione di ciò che è oltre? Vi ringrazio
Giuseppe B., Piacenza
Caro Giuseppe, comprendere che la vita è un "canto", è un raggiungimento, è frutto di un'"evoluzione raggiunta". E quindi: ciò che ci proibisce la visione di ciò che è oltre è un'evoluzione non raggiunta. Scusa, ma ne approfitto per ricordare la nostra frase liberatoria: questa opinione vale per quello che finora abbiamo capito della filosofia a cui le Guide da anni ci hanno abituato.
Vitaliano Bilotta di Evolvenza
DUE RISPOSTE SU "L'ETERNO PRESENTE"
Sono un vostro appassionato lettore che vi considera una vera enciclopedia dell'insolito. Leggo dai vostri articoli, ma anche da altri scritti di studiosi e scienziati di frontiera, il postulato - da me condiviso, ma non compreso - dell'"eterno presente" secondo il quale ogni attimo della nostra esistenza è in sé eterno e immutabile. Gradirei mi venissero spiegate in parole semplici le ragioni di questa concezione. Grazie di cuore
Franco B., Ferrara
Caro lettore del GdM, lei pone un quesito di metafisica tra i più ardui da risolvere. Soprattutto perché è un quesito che non può entrare nella problematica della Terra e dell'umanità, ma soltanto in quella della vita spirituale, quando essa è quasi completamente "depurata" dalle scorie umane, fisiche e psichiche. Infatti, l'umanità, nel suo percorso storico e inevitabilmente finito, non ha alcun bisogno di risolvere il problema del "non tempo", perché tutta la materialità che contraddistingue il suo essere determina in modo automatico e ciclico una serie di riferimenti temporali (giorno e notte, cicli della natura, etc.) che rendono superfluo l'interesse per il "non tempo". Mentre, invece, è l'esistenza spirituale che, non potendo e non dovendo avere un "tempo", non ha alcuna necessità di avere i conseguenti "riferimenti temporali"! Naturalmente il discorso diventerebbe molto più difficile, complesso e lungo, se dovessimo prendere in considerazione - per se stesso! - il tema dell'esistenza immutabile ed eterna di ogni attimo dell'esistenza dello spirito. Ma, a questo punto, c'è anche da precisare molto chiaramente che l'essere umano non ha attualmente in sé la possibilità di concepire il "non tempo" e quindi di elaborare una sua spiegazione comprensibile e umanamente accettabile...
Giorgio di Simone
Gentile signor Franco, il tema dell'eterno presente, secondo il quale, come lei scrive, ogni attimo della nostra esistenza è in sé eterno e immutabile, è effettivamente sviluppato da molte scuole di pensiero, da vari studiosi e scienziati di frontiera, e non solo di frontiera. Questo argomento, così come presentato da lei, richiede almeno la definizione del termine "eterno"; secondo le guide del Cerchio Firenze 77, alle quali faccio riferimento per rispondere alla sua domanda, "eterno" non significa "tempo senza fine", ma significa piuttosto "assenza di tempo". In realtà, ormai da quasi un secolo, e cioè da Einstein in poi, la fisica ufficiale ha indagato sulla inesistenza di un tempo oggettivo, fino ad arrivare ad affermazioni più recenti in cui il tempo viene descritto come un fenomeno vissuto dall'uomo, introdotto e determinato dal vivere dell'uomo e dal manifestarsi dell'uomo secondo una scansione, e infine dalle caratteristiche biologicamente costitutive e mentali dell'uomo, che gli consentono di tenere presente a se stesso solo un attimo per volta, e cioè l'attimo in cui si sente vivente nel momento in cui vive, ovvero l'attimo presente. La memoria, di cui l'uomo è fornito, crea l'illusione temporale. Infatti la memoria mi ricorda che io ci sono stato un attimo fa, un'ora fa, un giorno fa, un anno fa, costruendo per me il mio passato, e questa idea e consapevolezza di un "me passato" mi consente di postulare e predire l'esistenza di un "me futuro", mentre in effetti ciò che vivo è costantemente e solo il presente, sospeso tra un passato costruito dalla memoria e un futuro immaginato dalla mente. Quindi il tempo in se stesso, come entità indipendente da chi lo vive, non esisterebbe. Esisterebbe, caso mai, una sequenza ordinata e logica di attimi presenti dei quali, però, io posso coglierne uno alla volta, e solo in quello sentirmi vivo. Gli altri attimi presenti non scompaiono nel magazzino del tempo, non si annullano; semplicemente, io non ho uno strumento adatto a coglierne e contenerne in me più di uno alla volta, e così la mia sensazione è che ciò che ho vissuto non ci sia più, e che ciò che devo vivere non ci sia ancora. La sua domanda è quali siano le ragioni di questa concezione. Le guide del Cerchio Firenze 77 riassumono queste ragioni in una spiegazione meravigliosamente semplice, ma badi che questa semplicità attraversa ben trentotto anni di insegnamenti, durante i quali i "discepoli" sono stati accompagnati innanzi a piccolissimi passi. La spiegazione sta nell'Assoluto, inteso come l'Unica Realtà - altrimenti definita Dio. Questa Unica Realtà, tra i suoi attributi annovera l'immutabilità e la completezza. Infatti, se non fosse completo sarebbe parziale, mancante di qualcosa, e non sarebbe quindi più Assoluto; e anche se mutasse non sarebbe più Assoluto, perché significherebbe essere in un dato momento in un modo e in un momento successivo in un altro, ovvero, in una fase precedente non avrebbe in Sé alcuni aspetti o caratteristiche che acquisirebbe successivamente, in un processo di mutazione che di per se stesso descrive un Essere incompleto, imperfetto, un Essere in formazione, ma non Assoluto. L'essere assoluto di Dio deve necessariamente prevedere la sua perfezione, completezza, immutabilità... Tutti aspetti che col tempo non vanno d'accordo neanche un po'. Non ci può essere niente che scompaia nel tempo, o che ancora non sia realizzato… e l'unica condizione che permette questa assolutezza è una condizione di esistenza in cui tutto, ma proprio tutto, sia presente simultaneamente, così da rappresentare la vivente completezza di Dio, nella quale siano presenti e viventi tutti gli attimi della vita di ogni essere. Questa condizione, che le guide definiscono essere "la condizione di esistenza di Dio", si chiama appunto Eterno Presente. Mentre la condizione dell'uomo è la percezione di questo Eterno Presente nel tempo, ovvero la percezione un attimo alla volta di qualcosa che è tutto dispiegato nel "non tempo", e quindi da sempre e per sempre. Immaginarlo, ancorché non semplice, toglie il respiro. Spero di esserle stato d'aiuto.
La saluto caramente
Enrico Ruggini
PERCHÉ È COSÌ!
Egregio professor Bilotta, considerato che le sue risposte sono sempre così sintetiche e chiare, vorrei chiederle: Se siamo una parte del tutto, quindi una parte di Dio e già perfetti, perché ci dobbiamo evolvere? è perché Dio ha messo in moto tutto il manifestato? Che bisogno aveva di esprimersi e di "esprimerci", visto che l'evoluzione e quindi il "ritorno a casa" passa per le strade della sofferenza?
Le sarò grata per una sua cortese risposta.
Giuliana, lettera pervenuta via e-mail
Gentile Signora, noi non nasciamo affatto perfetti. La perfezione, invece, è uno stato del nostro essere che dobbiamo raggiungere attraverso l'evoluzione. Quando presso il Cerchio Firenze 77 fu fatta una domanda molto simile alla sua - "Perché la Legge funziona così?" - il Maestro Kempis rispose pressappoco così: "Siete pronti per la grande risposta? Bene, è questa: Perché è così!".
Vitaliano Bilotta di Evolvenza
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